Monsignor Carlo Valli ci ha lasciati martedì 4 settembre all'età di 92 anni. Lo avevo incontrato l'ultima lo scorso 17 agosto, quando affaticato ma ancora lucido, in compagnia del medico aveva raggiunto l'oratorio di sant'Aquilino in occasione della celebrazione eucaristica della Madonna del Miracolo che si teneva difronte nella chiesa di San Dionigi.
Durante le esequie il Vescovo di Cremona, ha ricordato gli occhi di don Carlo con la loro capacità di trasmetterti lo stupore che provava. Lo stupore di Pietro per la pesca miracolosa e ancora di più, lo stupore per la chiamata di Cristo. Anche don Carlo, come l'apostolo Pietro, sapeva stupirsi.
Anche io lo ricordo così. Capitava di incontrarci gli ultimi anni in via Verdi. Ci confidavamo come fosse bello guardare dal Belvedere, il parco sottostante, la Muzza, gli alberi lungo la sponda del canale, nelle varie stagioni. La natura, un inno a Dio per il nostro benemerito Parroco.
Era curioso don Carlo. Amava sapere. Chiedeva. Voleva essere informato. A me faceva piacere raccontare delle vicende comunali, di come andava, di ciò che non funzionava e - almeno dal mio punto di vista - cosa doveva essere cambiato. Comunque dal colloquio me ne uscivo confortato e ottimista - perchè lui lo era - sicuro che con l'impegno tutto avrebbe preso la piega giusta.
Non posso dimenticare il suo insegnamento di come alla domanda "Come va?" bisognasse rispondere all'interlocutore "Benissimo". Non c'era ragione, secondo don Carlo - anche quando vi fosse stata, secondo logiche umane - di lamentarsi di ciò che la vita ci offre.
Come tanti cassanesi ho il ricordo di qualche viaggio sotto la sua guida. Il viaggio non era un'occasione per sfuggire gli impegni, piuttosto l'occasione per conoscere, approfondire, sforzarsi di capire altre culture, alimentare la fede anche nell'apprezzare ciò che è bello.
La voglia di conoscere ciò che siamo stati, per capire ciò che siamo oggi è la ragione del contributo che don Carlo lascia a Cassano con il consistente lavoro delle sue ricerche storiche e dei Quaderni del Portavoce.
Don Carlo era sopra tutto un uomo di Chiesa. L'ho conosciuto sostenitore delle idee del Concilio Vaticano II. Riconoscente a papa Paolo VI per quell'esperienza che aveva dato linfa nuova alla Chiesa.
Ricordo una conversazione a tavola, in occasione del San Giovannino d'Oro conferito al professor Giudici (l'anno prima il riconoscimento della proloco era toccato a lui "lo studioso che con tenace e sapiente fatica ha raccolto nel
tempo una ricca documentazione della storia di Cassano d’Adda").
Raccontava ai suoi commensali come fosse necessario tornare a discutere
tre temi che la società moderna pone alla Chiesa: il sacramento della
penitenza, i sacramenti ai divorziati-risposati e il celibato dei preti.
Aveva lasciato la conduzione della Parrocchia, non aveva mai nascosto la sofferenza che ciò gli provava, ma aveva obbedito al suo Vescovo. Aveva passato il testimone delle responsabilità, ma per carattere e ministero non era di certo collocato a riposo.
Ci sarebbe molto da scrive su don Carlo. Magari prossimamente aggiungerò qualche altro episodio. Per ora avevo a cuore di rendere la mia piccola testimonianza su una persona grande che ho avuto la fortuna di conoscere e ringraziarlo per ciò che ha fatto per le anime e per la comunità civile di Cassano d'Adda.
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