martedì 8 ottobre 2013

VAJONT: IL DOVERE DELLA MEMORIA

Domani ricorre il triste anniversario di una immane tragedia che non fu certo naturale.
Alle 22.39 del 9 ottobre 1963, circa 270 milioni di metri cubi di roccia si staccarono dal monte Toc scivolando nel sottostante lago artificiale - che di metri cubi d'acqua ne conteneva 115 milioni - alla velocità di 30 m/s. 
Un'onda d'acqua di 30-50 milioni di metri cubi scavalcò la diga artificiale e si riversò nella valle del Piave distruggendo il paese di Longarone e i suoi limitrofi. Un'altra onda risalì per il lago abbattendo gli abitati di Erto e Casso. Quasi duemila furono le vittime di quella notte.
Troppe volte e per troppo tempo la tragedia del Vajont è stata additata a fatalità. Ad esempio, Tina Merlin, giornalista dell’Unità, aveva denunciato per prima la minaccia costituita dalla costruzione della diga della SADE, e che per questo era stata incriminata e processata, poi assolta.
Il Vajont è invece un caso esemplare di speculazione e superficialità degli uomini, di responsabilità per le scelte di uno sviluppo dissennato, di una tragedia che si sarebbe potuta evitare.

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